Isabella stava salendo in auto, ormai era tutto pronto,
suo padre stava tentando con molta fatica, di chiudere il bagagliaio,
era troppo pieno. Non tanto dalle poche valigie colme dei loro abiti,
ma soprattutto da quegli ingombranti orologi di suo padre. Non se ne
era voluto separare, aveva ripulito la bottega e se li era caricati
tutti, le aveva detto che nel nuovo negozio gli sarebbero serviti.
"Mia cara bambina, ce ne torniamo in città, vedrai
che ti piacerà, ti farai subito dei nuovi amici e con un po' di
tempo tornerai a sorridere" così le disse il babbo quando
finalmente sentì ben chiuso il bagagliaio e poterono partire.
Ma Isabella continuava a pensare alla sua mamma, alla
mamma che ora non aveva più; se ne era andata, era... morta.
Faticava a dire quella parola, anzi non riusciva proprio a
pronunciarla, ma ancor più le dava fastidio quella proferita dal
padre in ospedale, lo aveva sentito mentre parlava col medico,
dicevano di sua madre che "...ormai è una larva". Lei era
inorridita, come potevano dire una cosa simile della sua mamma? Poi
si rincuorò al pensiero che ora era una bellissima farfalla, che
volava leggera nei prati posandosi sui fiori, nulla ora la poteva far
soffrire...
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