domenica 1 settembre 2013

Addio a Seamus Heaney, Nobel per la Letteratura.

LONDRA – È morto il grande poeta irlandese Seamus Heaney, premio Nobel per la Letteratura. Aveva 74 anni, a darne notizia la BBC.
Quando nel 1995 fu insignito del massimo riconoscimento letterario, la motivazione fu solenne: “Bellezza lirica e profondità morale, che esalta i miracoli quotidiani e il passato vivente”:
Heaney, simbolo coriaceo della cultura dell’isola britannica, era il più autorevole poeta irlandese, degno e tormentato erede di Yeats. Scavando nella cultura, nel paesaggio e nei seamus-heaneymiti irlandesi, Heaney ne fece materia per quello che è stato definito il Rinascimento poetico irlandese. E “Scavando” è proprio il titolo di una delle sue liriche più celebrate: “Ma io non ho la vanga per seguire uomini cosi’/Tra l’indice e il pollice/Ho la penna./Scaverò con quella”.
Lo ricordiamo quando con altri due poeti premi Nobel rese omaggio a Robert Frost
… Joseph Brodsky, Seamus Heaney e Derek Walcott. Un trio letterario da Accademia di Svezia. Insieme nel 1996 per un tributo a Robert Frost, una raccolta di saggi che sfugge alle consuete caricature del poeta di San Francisco – irascibile e prezioso filosofo della quotidianità – per sondare, invece, le idee e la musica alla base delle sue liriche.
Quello che Frost stesso chiamava “il suono del significato”. A formazione incompleta (Walcott è assente), li ritroviamo in una videocassetta di qualche anno prima (regia di Peter Hammer, Inner Dimension 1988, 60 min.) che fa parte del ciclo Voices and Visions dedicato dall’emittente televisiva PBS ai grandi della poesia americana. La pellicola si snoda fra interviste, drammatizzazioni, letture che ricostruiscono la parabola biografica e artistica dell’autore di “A nord di Boston”. Gli interventi di critici, poeti e scrittori (da William Pritchard a Richard Wilbur, fra gli altri) si susseguono lungo il filo della musica di Michael Bacon, che cristallizza le immagini di una natura già rabbrividita. Poi l’impagabile viso di Heaney sprigiona uno scompigliato buonumore irlandese, mentre dichiara che “Home Burial” – superando il ‘test della gelosia’ – è nell’antologia ideale che vorrebbe aver scritto. Brodsky, dal canto suo, irrora il tutto con un puro inglese di Leningrado.
Ma la voce di Frost è il fiume in cui si riversano tutte le altre, per le tante registrazioni originali a cui si è potuto attingere (ha preteso orecchie e animi di intere generazioni di studenti, “dicendo” le sue poesie in college e università). Ha avuto quattro Pulitzer. E la riconoscenza di tre premi Nobel.
(Barbara Pezzopane)

Nessun commento:

Posta un commento