giovedì 13 giugno 2019










 da: la bellezza ovunque.




25 marzo 1985


«Laddove è abbondante il peccato, ha sovrabbondato la grazia.»
«Come, scusa?»
«Perché Dio non ha impedito al primo uomo di peccare?» mi chiese Giovanna mentre mi lasciavo inebriare dall’alcol che iniziava a fare il suo effetto.
La pancia di Giovanna aveva iniziato a lievitare dopo tre mesi che la conobbi. Eravamo entrambi felici di quella novità. Avrebbe partorito di lì a pochi giorni. Da tre settimane vivevamo insieme in un bell’appartamento su viale Baccarini.
«Bella domanda, insieme a tantissime altre che gli farei.»
«Sant’Agostino rispose che nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata a un fine più alto dopo il peccato» aspettò che la Morena lasciasse la birra sul tavolo e si allontanasse. Eravamo al ClanDestino, un bel locale che mi ospitava fin da ragazzo. Quando si faceva buco a scuola. Quando si voleva ascoltare un bel concerto. Quando non si aveva nessuno con cui uscire. Quando ci si voleva ubriacare. Quando semplicemente si era vivi.
«Dio permette che ci siano i mali per trarre da essi un bene più grande.»
Giovanna era in un periodo di delizie, le sue parole sbordavano e colavano come un cucchiaio colmo di miele e io ci rimanevo appiccicato. La sua tolleranza si era allargata come la cintura elastica dei pantaloni che ora portava. E io cercavo di approfittare di questo stato di grazia.
«E quali sono queste altre domande che gli faresti? Sono curiosa.»
Mi guardò sorridente e mi ricordai, ancora una volta, perché mi piaceva così tanto.
«Gli chiederei perché è così debole. Qui sulla terra vince sempre il male. Certo, tu dici che ci serve, ma non a noi, a Lui serve. Gli serve per darci la grazia, ma a noi, cosa serve Lui?» Finii la seconda birra, stavo per ordinarne un’altra ma scorsi il volto di Giovanna rabbuiarsi.
«È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei Cieli. Questa frase» dissi rinunciando alla mia terza birra «potrebbe aver senso presa così, senza il contesto da cui è stata estrapolata. Nell’immaginario comune, i ricchi sono persone con un basso profilo umano. Hanno vizi, si godono spasmodicamente la vita, in pratica eccedono. Ma non è sempre così, e se anche fosse, forse è meglio godersi la vita oggi, qui, piuttosto che vivere di stenti e attendere il regno dei Cieli.»
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male… Beati i poveri di spirito… gli afflitti… Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.» Giovanna mi guardava divertita. Stava alzandosi un vento freddo, eravamo fuori dal locale, mi sollevai il colletto della giacca.
«Tu, Antonio, ti riferisci al ricco che chiede a Gesù cosa deve fare per ottenere la vita eterna, e Gesù gli risponde di rispettare i comandamenti.»
«Esatto. E quello gli risponde di aver sempre osservato tutte quelle cose. “E quindi cosa mi manca?” gli chiede.»
«Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel regno dei Cieli.»
«Gesù si rivolge sempre ai poveri. Solo loro, dopo aver consumato una vita umile sulla terra, accederanno al regno dei Cieli per essere felici.»
«Andiamo a casa, Antonio, inizio a sentire freddo.»
Ci alzammo riponendo le sedie vicino al tavolino e ci incamminammo tenendoci per mano, verso casa.
«Tu hai ragione, ma è giusto così!»
«Cioè?»
«È nella semplicità, nell’umiltà, nel contatto con la terra, che riesci a percepire il divino. Chi troppo possiede, chi preferisce l’agio alla fatica, non può cogliere quella sana stanchezza che ti rende ricco. Pensa alle nostre vite…»
«Be’, effettivamente, meglio dormire in una tenda che in un albergo quattro stelle. Non mi guardare così, dico sul serio. Però… Non concepisco che la via giusta debba per forza attraversare la sofferenza e la povertà.»
«C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce. Citazione di Leonard Cohen.» Giovanna mi sorrise, era stanca.
«Comunque, per concludere il discorso, ben sai che, per esempio, anche il Buddismo recita lo stesso mantra. Sii umile e dedica la tua vita alla compassione, comprensione degli altri.»
Aprimmo il portone del condominio, salimmo le scale ed entrammo in casa. Mi guardai attorno e pensai che io e Giovanna eravamo ricchi, ma non per ciò che possedevamo materialmente. Noi ci amavamo.