mercoledì 6 febbraio 2019

che strano

 



Steso su di un letto sconosciuto, accarezzando un corpo sconosciuto, mi diletto della vita. Non me l’aspettavo, tutto quel piacere. Le misi l’olio sulla schiena e l’accarezzai. Lei parlava, con disinvoltura, quasi con piacere, mi sembrava. Eravamo nudi, come si conviene in queste occasioni. La baciavo fra le gambe, mentre mi accarezzava i capelli. Le rimanevo incollato alle labbra, solo sfiorandole, mentre mi toccava il pene.
Lei mi disse, io ascoltai.
Forse avevo bevuto quel goccio di troppo, quel troppo che non ti fa ricordare tutto con disinvoltura. Quel troppo che abbonda e mai ti abbandona, quel troppo… ma lei guardandomi mi diceva semplicemente che ero bello. E a me piaceva quel complimento. E le sorridevo. Dio quanto mi sentivo a mio agio con quella francesina di Nizza, quella prostituta arrivata a Faenza, per lavoro. Dio, quanto mi faceva sentire bene, quanto chiacchierava, e poco mi importava del mio pisello, che strano, si potrebbe pensare, che strano!
Eppur.
Eppur ancora sorrido, pensandola.

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