Steso su di un letto
sconosciuto, accarezzando un corpo sconosciuto, mi diletto della
vita. Non me l’aspettavo, tutto quel piacere. Le misi l’olio
sulla schiena e l’accarezzai. Lei parlava, con disinvoltura, quasi
con piacere, mi sembrava. Eravamo nudi, come si conviene in queste
occasioni. La baciavo fra le gambe, mentre mi accarezzava i capelli.
Le rimanevo incollato alle labbra, solo sfiorandole, mentre mi
toccava il pene.
Lei mi disse, io ascoltai.
Forse avevo bevuto quel goccio
di troppo, quel troppo che non ti fa ricordare tutto con
disinvoltura. Quel troppo che abbonda e mai ti abbandona, quel
troppo… ma lei guardandomi mi diceva semplicemente che ero bello. E
a me piaceva quel complimento. E le sorridevo. Dio quanto mi sentivo
a mio agio con quella francesina di Nizza, quella prostituta arrivata
a Faenza, per lavoro. Dio, quanto mi faceva sentire bene, quanto
chiacchierava, e poco mi importava del mio pisello, che strano, si
potrebbe pensare, che strano!
Eppur.
Eppur ancora sorrido,
pensandola.
Nessun commento:
Posta un commento