mercoledì 6 febbraio 2019

CERTO





A volte rifletto, forse tu non lo sai, ma non sono così superficiale come mi credi.
Non sono solo un soffio di vento autunnale, sono anche il polline che ne resta e ti fa starnutire. Non sono solo il freddo invernale che ti fa raffreddare, ma anche il calore del camino che resta nei tuoi ricordi. Non sono solo l'improvviso arrivo di una pioggia primaverile, ma anche il germoglio. Non sono solo il sudore dell'estate che ti rende fiacca, ma anche l'amante che ti ha provocato l'ansimare.
Non sono un automa, sono il più generoso e spontaneo interprete di tutti i sentimenti umani.
Sono quello, te lo ricordi, che ti ha conquistato perché era romantico, protettivo... e ti è piaciuto. Il fatto che ci fosti tu, quel giorno e non un'altra, non è un caso, e questo tu non riesci a capirlo. Non sei una fra le molteplici possibilità, sei l'unica possibilità. Sei l'unica che poteva esserci!
Quelle volte in cui rifletto mi accorgo di quanto sia diventato tortuoso, ora, il nostro percorso.
Ciò che all'inizio della nostra storia erano semplici incomprensioni da parte tua nei miei riguardi, sono diventate col tempo montagne insormontabili. Ciò che si poteva placare con una carezza è diventato oggi il motivo di ripetuti schiaffi.
Ed io sono stanco e tu sei lontana. Ma siamo pur sempre lungo la stessa strada.
Vorrei poter raggiungerti, prenderti il polso destro e tirarti a me. Vedere il tuo viso e far cessare tutto questo dolore. Vorrei perdere la memoria e innamorarmi di te, come un tempo, commettendo altri sbagli. Vorrei poter guardarti e sorriderti, raccontarti, parlarti di me, delle mie paure, dei miei sogni. Ascoltarti.
Mi piacerebbe che i nostri figli catturassero la magia che li circonda, nascosta fra le chiome degli alberi, nella crepa di un muro. Che imparassero a raccogliere la semplicità tramutandola in bellezza. Vorrei che imparassero da ciò che un tempo eravamo, io e te.
Ma è tutto un passato questo mio parlare. Dove siamo ora?
Lontani! Cerchiamo di schivare il dolore che ci viene gettato contro, riuscendoci, solo in parte. Non la merda, il dolore. Perché ciò con cui ci insultiamo non è cattiveria, merda, insoddisfazione, è dolore. Il dolore che purtroppo ci si è appiccicato addosso.
E quindi, mio caro amore, io mi nascondo sperando di non essere trovato, sperando che il tuo dolore si plachi e non mi raggiunga, sperando di non essere sempre e solo un bersaglio, sperando che l’acidità scompaia.
La mia? Certo… certo...

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