mercoledì 14 agosto 2013


    Mi sento uno scrittore da quando avevo all'incirca tredici anni; mio padre mi regalò una macchina da scrivere, non saprei ricordare il modello, ricordo solo il forte suono dei tasti e di quando andavo a capo.

Mi sentivo uno scrittore ma non avevo mai scritto nulla. Non mi sono mai sentito alla stregua di Bukowski, che riusciva a scrivere con regolarità tutti i giorni, nonostante tutto.
Certo, qualche racconto autobiografico, le solite poesie che tutti scriviamo da ragazzi, ma nonostante questo mio vuoto concreto, io nella vita mi sentivo uno scrittore. Sicuramente meglio che sentirsi - unto dal signore, o qualche altra forma di schizzofrenia.
Ci vollero trentaquattro anni prima che il mio sentore diventasse anche qualcosa di tangibile. Ci volle un grande personaggio, ora mio caro amico, per far sbocciare quelle parole nella maniera giusta. Ad oggi scrivo, regolarmente i miei racconti, che non mancherò nè di farvene leggere qualcuno in questo blog, nè di farvi sapere l'imminente uscita della mia prima raccolta di racconti.

Qualche giorno fa mi sono visto su youtube una lezione di Baricco registrata a Roma, parlava di scrittura, di Proust, della sua mostruosa tecnica di saper sminuzzare anche il più banale evento per poter così arrivare al centro del mondo... Fortunatamente nel finale ha citato altri scrittore che demolirono il suo modo di scrivere. Perchè il concetto è che, soprattutto nella scrittura, c'è una libertà assoluta.

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