mercoledì 28 agosto 2013

I libri abbandonati non sono mai soli

I libri abbandonati non sono mai soli

articolo di: Giovanna Nappi
tratto da Letteratu.it





Il mondo è bello perché è vario”: quante volte ci è stata propinata questa frase?

È probabilmente una delle più sdoganate, ma non per questo meno veritiere. Effettivamente la varietà diventa la coordinata entro la quale muoversi per ottenere riscontri positivi, di qualsiasi ambito si stia parlando.
Stesso discorso per la letteratura. È grazie alla possibilità di scelta così vasta che ogni giorno ci viene messa a disposizione in libreria che siamo, di volta in volta, in grado di trovare il libro che soddisfi le nostre aspettative, che risponda alle esigenze dettate dal particolare momento che stiamo vivendo e ai nostri gusti personali.
Eppure, acquistare un libro in seguito dopo averlo scelto non equivale a garantirci che ci piacerà. È possibile che qualcosa vada storto, e che iniziando a leggere le sue pagine realizziamo che – accidenti! – proprio non si può proseguire. Le motivazioni possono essere tantissime, magari non condividiamo affatto l’ideologia dell’autore che trapela attraverso le sue parole, oppure non riteniamo abbastanza originale i contenuti raccontati, o ancora non gradiamo lo stile entro cui è stato sviluppato l’intero libro. Ne ha parlato lo stesso Daniel Pennac:

Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che fa venire la pelle d’oca.”

 A questo punto cosa accade? Decidiamo di accanirci il più a lungo possibile, sperando che ad un certo punto avvenga “la svolta” (che molto probabilmente non ci sarà mai), oppure consci del nostro fallimento lo mettiamo subito da parte, in attesa di tempi migliori?

 Credo che esista un posto, immaginario ma non per questo meno possibile di altri, in cui sono accatastati tutti i libri abbandonati dai propri lettori. Afflitti dai sensi di colpa, se ne stanno lì, nel dimenticatoio, a domandarsi cosa sia andato storto, se avrebbero potuto far qualcosa perché le cose andassero diversamente. Credo anche che siano presenti tutte le Anna Karenina e le Lolita incompiute, che aggiungeranno nuove tragedie alla propria vicenda – e perché no, anche un po’ di sana competizione –; ci saranno le interminabili saghe firmate Rowling o Tolkien, che soltanto appassionate menti fresche avranno avuto modo (e coraggio) di terminare; e certamente non potrà mancare la trafila di romanzi che a noi lettori erano sembrati sfavillanti grazie a quelle fascette così accattivanti, ma che si sono rivelati prodotti di bassa lega, impedendo di proseguire nella lettura.
Credo però che non tutti i giudizi negativi siano tali in assoluto, e che spesso la contingenza del momento faccia da padrona. Non è un caso che le rivelazioni letterarie più grandi siano capitate quando un libro impolverato è tornato nelle mani del suo proprietario, e sorpreso a sua volta del ripescaggio, abbia saputo – fedele come pochi – riservargli il regalo più grande: la soddisfazione della lettura, fino all’ultima pagina stavolta.

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