lunedì 5 maggio 2014

TUTTI A LETTO CHE È ARRIVATO PIRÓ
di Milos Fabbri



Quella piuma scendeva lenta, come se non sapesse ancora dove andare a posarsi.
Per primo, trovò un ramo che la trattenne solo pochi secondi, fino all'arrivo di un soffio di vento, che la fece nuovamente, tornare a volare.
Quella piuma scendeva lenta, finché non finì proprio sul naso di Piró.
Lui se ne stava con la schiena poggiata all'albero, sonnecchiava, come troppo spesso faceva, finché non gli venne da starnutire.
Ecci... Fece Piró sentendo un solletico al naso e si svegliò.
Si guardò intorno ma non vide nulla poi, osservando bene la punta del suo naso, ci vide una piccola piuma bianca.
E tu cosa ci fai sopra il mio naso?” chiese Piró con voce di rimprovero alla piuma che tremava dallo spavento.
Sono caduta...” disse quasi scusandosi la piuma incolpevole, “me ne stavo ben attaccata alla mia ala quando, un forte vento mi ha fatto staccare e arrivare fino a qui; e adesso?” Chiese disorientata la piuma: “Cosa faccio?”.
Piró fece un lungo sbadiglio, non aveva molta voglia di svegliarsi, ma vista la situazione decise di pensare a qualcosa, o meglio, furono i pensieri ad arrivare a lui.
Teneva stretto la piuma con il pollice e l'indice sinistro, l'osservava, sognava un morbido piumone su cui riposare, ma era una sola, piccola, piuma, cosa ne avrebbe dovuto fare? Di certo non poteva più tornarsene al suo posto originale. Non si poteva certo incollare all'ala di un gufo. Cosa fare?


Piró la sollevò fino al volto, allargò piano le due dita e soffiò verso il cielo. La piuma si librò nell'aria, la guardò per per tre secondi salire poi, la piuma gli si posò sul naso.
Piró sorrise. Aveva trovato un'amica.
Ma tutto questo gran da fare gli aveva messo sonno, si stese sotto il suo solito albero e si appisolò tenendo ben d'occhio la sua amica piuma. Difatti era ancora stesa sul suo naso, tra i due occhi.
Piró si addormentò. Si svegliò poco dopo, o dopo molto chi può calcolarlo il tempo durante il sonno? E subito si accorse che la piuma era sparita. Si sentì triste, un po' più pesante, dov'era finita? Forse il vento l'aveva portata via mentre lui dormiva, forse... fatto sta che la piuma non c'era più.
Piró si alzò lentamente in cerca di una soluzione, e decise in quel momento, che lui stesso sarebbe diventato una piuma. Lui sarebbe entrato ogni sera nelle case dove abitavano dei bambini, nell'ora tarda della sera, portando loro il sonno ristoratore. Sarebbe entrato dalla finestra lasciata aperta, leggero e delicato e si sarebbe posato sui loro nasi facendoli addormentare. Regalando loro dei bellissimi sogni. Questo avrebbe fatto Piró, si sarebbe trasformato in una piuma per portare il sonno ai bambini e cosi fece. Si arrampicò sull'albero più alto del bosco ed una volta arrivato in cima, si gettò giù. Ma non arrivò mai al suolo, come per magia, per sua volontà, Piró diventò una piuma e si lasciò portare dal vento fino in città.

Ormai era sera, ed entrò in una casa dove un bambino stava seduto a guardare i cartoni, gli si posò sul naso e si addormentò.
Quando la mamma lo vide gli disse: “Forza bambini, tutti a letto che è arrivato Piró”.

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