Sylvia Plath che sigilla porte e finestre
e mette la testa nel forno a gas e si uccide. Cesare Pavese che
ingurgita sonniferi a decine e lo trovano addormentato per sempre con un
suo ultimo scritto: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.”
Pablo Neruda in ospedale fatto fuori da un’iniezione letale e fatto
fuori in vita quando la sua patria lo espulse. Pasolini brutalmente
assassinato dal potere. Walt Whitman che “canta il corpo elettrico”
e muore in concomitanza della pubblicazione della sua prima opera di
prosa. Alda Merini dieci anni in manicomio con i polsi legati per non
farla scrivere e trentacinque elettroshok subiti. Sibilla Aleramo
violentata a quindici anni che muore dopo una lunga malattia e tanti
amori impossibili. Rimbaud preso a pistolettate da Verlaine e preso
dalla gangrena crepando così a trentasette anni. Ungaretti riverso a
terra tra corpi di compagni morti nella grande guerra e fulminato poi
dalla broncopolmonite. Dylan Thomas tutto alcol e dissolutezza fregato
da un edema al cervello. Jack Hirschman finito cinque volte in galera
sempre per difendere la libertà di espressione. Bukoswski stroncato da
leucemia fulminante dopo una vita di sbronze coi reietti americani.
Allen Ginsberg che soccombe per un cancro al fegato e scrive poesie pure
fino all’ultimo respiro. Leopardi deforme schiacciato dalla sua stessa
sete di vita e continuamente imprigionato nel corpo. Piero Ciampi libero
che manda tutti affanculo giocando a scacchi con Carmelo Bene per poi
chiudere con un cancro all’esofago senza avere riconosciuta la sua
poetica. Sandro Penna chiuso in camera a scrivere senza uscire mai
circondato dal suo stesso piscio. Federico Garcia Lorca che lotta contro
i fascisti di Franco e viene fucilato. Baudelaire sventrato
dall’assenzio e processato per “I fiori del male”. Kerouac che
scopre l’America e la fa beat e si sorprende un mattino a vomitare
sangue e abbandonare questo mondo con la cirrosi epatica. Rilke in
sanatorio con la febbre intestinale. Artaud sfibrato dalle crudeltà che
muore solo nel suo pavillon con in mano una scarpa. Montale crollato per
vasculopatia dopo averci lasciato quel “ciò che non siamo/ciò che non vogliamo”. Quasimodo ucciso da un ictus “ed è subito sera.” Ezra Pound internato nell’ospedale criminale federale “St. Elizabeths” di Washington che riesce a scrivere:“Quello che veramente ami, non ti sarà strappato.”
Umberto Saba vessato dall’assenza del padre e morto dopo essersi
sconvolto per la malattia della moglie. Federico Tavan finito in
manicomio a dodici anni che pubblica:“Poteva capitare anche a te/ di
nascere in un pentolone/ tra rospi e intrugli/ di streghe senza
processo/ e il dolore grande di una madre./ Io mi sono trovato a
passare/ da quelle parti.” Emily Dickinson che a venticinque anni
si estrania dal mondo rinchiudendosi in camera sua illusa che basta la
fantasia per vivere e che esce dalla sua camera solo da morta, ed esce
insieme a millesettecentosettantacinque poesie che la sorella scopre in
un cofanetto. Joseph Rudyard Kipling dichiarato “incapace intellettualmente”
dai suoi insegnanti ma che inventa versi immortali e cede all’emorragia
cerebrale. Paul Éluard che ha una crisi esistenziale e scompare per
sette mesi non dando notizie di sé e facendo perdere le sue tracce e
termina la sua vita con un doppio attacco di angina pectoris. Antonio
Machado, che lo trova cadavere il fratello, nelle tasche del cappotto,
prima di morire aveva messo un foglietto in cui aveva scritto:”Quei giorni azzurri e quel sole dell’infanzia.“
Vladimir Vladimirovič Majakovskij che si spara dritto al cuore. Esenin
terrorizzato da allucinazioni causate dalla dipendenza dall’alcol che
s’impicca a trent’anni. Amelia Rosselli con la diagnosi di schizofrenia
paranoide che perde contro i suoi demoni ammazzandosi. Edgar Allan Poe
devastato dall’alcol e dalla desolazione che barcolla in strada ed evoca
versi maledetti. Guy de Maupassant vittima di paralisi, amnesie,
allucinazioni, che trapassa dopo diciotto mesi in stato di incoscienza.
Keats che abita in piazza di spagna e crepa a venticinque anni. Villon
che viene condannato a morte e graziato con l’esilio. Rocco Scotellaro,
trentenne, stroncato da un infarto.
Vi basta per sapere che cos’è la poesia? Vi basta per sapere che non
servono dibattiti, recensioni di critici, intellettuali malati d’ego,
fantomatici poetastri che puzzano di biblioteca per sapere cos’è la
poesia? E la poesia è un gioco pericoloso da cui un poeta non può
sottrarsi. Può però scegliere la maniera di giocare e andare fino in
fondo. E la maniera migliore è rischiando la vita. Rischiando tutto per
un verso, per un unico, immortale, verso destinato allo splendore, fin
là dove nessun altro potrà mai arrivare.
“Io dico che bisogna essere veggente,
farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e
ragionata sregolatezza di tutti i sensi.”
– Arthur Rimbaud –
– Arthur Rimbaud –
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