VIETATO
SPUTARE
Mi
sono spesso chiesto se un ladro non possa dare, ingiuriando, del
ladro ad un'altra persona. Se un omosessuale non possa
arrogantemente, dare del frocio ad un altro uomo. Un padre strillare
alla moglie di non gridare ai figli. Fare noi stessi le cose che
diciamo di non fare. Dire sempre che tutto è sbagliato, ma fare
parte di quel tutto. Come è possibile? La società non funziona
perché non esiste meritocrazia, sono tutti raccomandati.
Beh,
ora una risposta inizio ad avercela.
Tutti
i giorni sono uguali. Faccio sempre la stessa strada, vedo sempre le
stesse persone, dico sempre le stesse cose. Anche oggi per esempio
eccomi qui lungo il corso, la solita via, il solito tram che aspetto
che arrivi. Ecco, il solito culo che mi si avvicina. Eppure oggi,
invece di vedermelo a pecorina sul materasso del mio letto ancora
disfatto, mi chiedo come diavolo è possibile che tutti i giorni
siano così uguali e inutili. Mi chiedo che senso possa avere
continuare a logorarmi l'anima con bei pensieri e concetti, se tanto
non ci combino nulla di buono.
Certo
da questa giornata mi aspetto una svolta, ma non sono ben sicuro se
in positivo. Me ne sarei pentito di questa decisione, o forse no?
Sto
aspettando il 2, il solito tram, ma questa volta con destinazione
diversa: ecco il primo cambiamento.
Senza
che me ne accorga, il meraviglioso culo di quella fanciulla che mi
stava a fianco (che probabilmente non ho mai visto in volto), ha
iniziato a salire i gradini del tram, mi affretto anch'io.
“Mio
caro amico lei si deve dedicare alla scrittura. Ho
letto tutti i suoi racconti e le assicuro che sono divini. Il
lavoro è una perdita di tempo. Venga giovedì mattina nel mio
ufficio che risolveremo la pratica.” Di
sicuro i suoi complimenti mi avevano fatto piacere. Il lavoro certo è
una perdita di tempo, ma io non mi potevo permettere di rimanerne
senza. E quindi,
eccomi qui ad
andare a prostituirmi.
Dopo
poche fermate, mentre sono intento a osservare gli storni volteggiare
nel cielo, salgono sul tram una
coppia di vecchietti. Il culo
della ragazza mi si avvicina. Porta dei pantaloncini attillati
bianchi, sotto a essi o non c'è niente o è qualcosa del tipo: il
vestito nuovo dell'imperatore. Adesso mi ci dedico con più decisione
e mi inizia una erezione.
Altra
fermata, sale una comitiva di... Fanno un gran chiasso, ridono,
parlano a voce alta; tre ragazzi e due ragazze, ci metto qualche
minuto a capire che sono ritardati. Non tanto per i loro movimenti o
per il modo di parlare, ma dal volto, dallo sguardo.
La prossima fermata è quella dove di solito scendo, ma
quest'oggi noto che ci sono parecchie differenze dalla solita
routine. La ragazza mi si siede accanto, ne sono molto rattristato.
Ne approfitto per guardarle il volto, carino, ma preferisco il culo.
Qualche passeggero si indispettisce per quella
confusione inaspettata.
Forse sono scappati da un centro, forse sono in libera
uscita, lascio vagare per qualche secondo la mente. Mi rammento di un
film che ho visto pochi giorni fa, che parlava proprio delle
tematiche relative all'handicap. Quello che mi aveva colpito
maggiormente era la capacita di rimanere calmi e tranquilli da parte
degli operatori. Anche in situazioni estreme, dove chiunque sarebbe
impazzito o quantomeno innervosito, loro rimanevano calmi. Anche nel
comportamento di alcuni genitori o parenti, c'era questa sorta di
consapevolezza che li rendeva esageratamente calmi. Calcolando, che
per mia esperienza, tutti i genitori con cui avevo avuto a che fare
si innervosivano per cose banali, quella calma mi rimase impressa.
Anche adesso sul tram, noto appunto, che sono più le
persone indispettite di quelle serene.
“Ti dispiace che mi sia seduta?”
Rimango interdetto. La ragazza-culo mi sta parlando.
“Come?” Le chiedo nonostante abbia sentito la
domanda, ma non capita.
“Ti dispiace che non mi puoi più guardare il culo?”
Rimango in silenzio. Il campanello del tram suona, si
ferma, una signora con un ombrello in mano scende. Si chiudono le
porte, ripartiamo.
“Posso?” Mi chiede.
E adesso che cosa vuol fare?
La ragazza si alza di poco dal sedile e, con un gesto
che mi paralizza, mi si siede sulle gambe.
“Se ti va te lo faccio vedere e toccare per bene il
mio culo. Senti, senti come è sodo. Sai dove vado ora? Dove vado
tutte le mattine? In palestra: insegno fitness. Perché non ci vieni?
Adesso dai, scendi con me, ti faccio divertire.” Finita la frase
inizia a strusciarsi sulle mie cosce.
Invito chiunque a rimanere lucido in una situazione del
genere. Ho la mente decisamente annebbiata. Noto che una delle
ragazze Down mi sta osservando. Forse ha capito la mia situazione,
oppure le piaccio, o più semplicemente, mi sta guardando e basta. Ma
dopo pochi secondi, in cui continuiamo a guardarci, si avvicina.
Poggio le mani sui fianchi della ragazza-culo e, palpandoglielo un
poco, la faccio rimettere a sedere nel suo sedile. Lei mi guarda
forse indispettita, ma più probabilmente compiaciuta. Non ci capisco
un gran che dalle espressioni femminili.
“Ciao” mi dice sorridendomi la fanciulla che si è
appena avvicinata, poi, si gira di schiena e mi si siede sulle
ginocchia. Non ci posso credere, ma cosa succede oggi? La
ragazza-culo si mette a ridere: mi sfotte!
“Mi scusi signorina...” Non faccio in tempo a finire
la frase che si avvicina (ipotizzo), un suo amico.
“Lei è la mia ragazza, che ci fai tu con lei?”
“Ma veramente...” Anche stavolta non termino la
frase. Sono tutti attorno a me, mi guardano, mi accusano.
“Vedo che ora sei impegnato. Vada per un'altra volta,
questa è la mia fermata. Tanto ci vediamo tutte le mattine. Se vuoi
dare un'ultima occhiata, fai pure” e mostrandomi il culo si
allontana e scende. Che sfiga!
Vietato
sputare, lo leggo per la terza
volta, non so bene perché ma penso mi distragga da
questi eventi assurdi. A questo punto la ragazza mi
prende le mani e se le appoggia sui seni. Sono
piccoli e sodi. Sento fra il mio indice e il medio indurirsi i suoi
capezzoli, anche in me inizia ad irrigidirsi
qualcosa. Ma a questo punto lei si
alza, si gira verso di me, e mi molla un ceffone. Mi tocco la
guancia. In che razza di casino mi sono cacciato?
Ma
d'un tratto la scena cambia totalmente. Il gruppo di ragazzi inizia a
ridere. Ridono a bocca aperta, con fragore. Ridono
di me, almeno così penso.
Uno mi indica, un altro mi poggia la mano sulla spalla, la
ragazza che mi si era seduta
sopra si tiene stretta i
seni.
L'autista
frena bruscamente
il veicolo, secondo me è
scocciato da tutto questo frastuono. Vedo
gran parte dei passeggeri in prima fila alzarsi e guardare fuori dal
finestrino. Mi alzo anch'io,
non ne posso più di essere soggiogato. Mi avvicino alla testa del
tram facendomi largo tra i ragazzi. A
loro sembra non importi nulla di ciò che sta accadendo. Continuano a
ridere e dirsi cose, a me incomprensibili.
L'autista è ancora seduto al suo posto, non sembra nemmeno essersi
accorto di ciò che stava succedendo nel vagone. Allungo lo sguardo
verso la strada di fronte a noi, e vedo un ciclista disteso a terra
con qualche persona attorno.
“Ma cosa succede?” Chiedo all'autista.
“Cosa
vuole che ne sappia. Sarà caduto dopo aver infilato una ruota fra le
rotaie, capita spesso. Gli
ingegneri guadagnano un sacco di soldi proprio per questo: perché
non ci capiscono un cazzo! Ma come si fa a fare delle rotaie del
genere? Lo capirebbe pure mio figlio che sono pericolose.”
Capisco
che l'autista è un po' nervoso. Forse non per via dell'incidente in
se,
ma perché farà tardi.
“Adesso probabilmente ci tocca aspettare l'ambulanza e
chissà quando ci fanno ripartire.”
Sono un po' timoroso nel chiederglielo, ho paura che si
possa incazzare ancora di più, ma ho un appuntamento importante a
cui non posso rinunciare. Già è saltata una probabile scopata con
quel gran culo oggi (meglio non pensarci), mi faccio coraggio.
“Posso scendere?”
Senza
darmi risposta il conducente apre le portiere. Scendiamo
tutti. Lui bestemmia.
Inizio a respirare regolarmente, chiudo gli occhi, li
apro. Penso per un attimo a quel bellissimo culo, lo avrei potuto
avere, o forse mi stava soltanto prendendo in giro. Forse, facendo
tutti i giorni quel tratto di strada assieme, si era accorta che gli
ammiravo quotidianamente il culo e si è voluta prender gioco di me.
Il ciclista è steso a terra ma si muove. Non sembra
grave. Attorno a lui ci sono una decina di persone, non c'è certo
bisogno di un'altro stronzo che si fermi a guardarlo. Alzo lo sguardo
al cielo, vedo ancora stormi di uccelli volteggiare nel grigiore
mattutino. Sento le sirene arrivare in lontananza. Un vigile urbano è
già sul posto. Il gruppetto Down si sta allontanando sorridendo. Li
guardo, osservo soprattutto lei, la ragazza dalle tette piccole e
sode, ma lei se ne frega altamente della mia presenza e continua la
sua fuga per la città.
Non manca molto alla fermata in cui sarei dovuto
scendere, mi incammino.
Ed eccomi arrivato. Un grande edificio a specchio.
Entro, mi accomodo su di una poltroncina nella sala d'attesa.
“Il signor Paglieri la sta aspettando, prego si
accomodi.”
Ringrazio la segretaria che è in piedi sull'uscio
d'ingresso, e appena la supero mi giro per guardarle il culo. Che
enorme cazzata che ho fatto.
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