martedì 25 febbraio 2020

GOCCIA

Il freddo era pungente, come lo erano state le sue parole, che annaspando nei ricordi, lo avevano insultato.
La pelle del suo viso era secca, bianca, elemosinava sangue per essere scaldata. Le guance aride, squamate come pesci, trattenevano le lacrime come goccie aggrappate ad un ramo.
E tu a casa, ignara, continuavi a riempire il bicchiere e quelle tue guance, rosse di vergogna.
Camminavo lasciandomi alle spalle le montagne, camminavo verso la pianura, la fertilità, come la goccia ormai separata dal ramo cade a terra e si separa, proprio come lei non vorrebbe.
E allora smette di essere ignara, smette di riempire il bicchiere e abbandona la pianura, senza avere un uomo da amare.

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