IL
SUPREMO PRINCIPIO
del
buon senso
ASCOLI PICENO.
Troppe volte quel giudice di pace si è dimostrato accondiscendente
verso gli automobilisti multati per le violazioni al codice della
strada. Troppe volte ha applicato sanzioni ridotte rispetto a quelle
previste. E ora, Guglielmo Furfaro, giudice di pace prima in servizio
a San Benedetto del Tronto, ora ad Ascoli Piceno, rischia il posto.
Sono le nove del mattino, il cielo finalmente si sta
schiarendo. È piovuto
tutta la notte. Davanti al grande portone di via Asiago n° 2 c'è
già una piccola folla. Non sono più di quattro persone, ma
ultimamente succede quasi quotidianamente. Da quando il nuovo giudice
di pace si è insediato nel suo ufficio, si è subito sparsa la voce
di come sia elastico nell'interpretare
la legge.
Guglielmo Furfaro è stato spostato nella sede di Ascoli
Piceno dopo essere stato colpevolizzato di non attenersi
scrupolosamente alla legge. Nel comune di San Benedetto del Tronto
aveva iniziato una campagna contro alcuni vigili, giudicati troppo
agguerriti contro gli automobilisti che avevano bevuto anche solo
pochi bicchieri. Per questo motivo ebbe una sanzione disciplinare e
fu ricollocato.
Ma anche ora le cose
non erano cambiate. Il giudice Guglielmo Furfaro interpretava la
legge mettendoci molto del suo buon senso.
“Prego, entri pure.”
La signora allungò un foglio e una busta al giudice.
Insieme a lei era entrato anche il marito, un uomo piccolo e mal
vestito, che rimase due passi alle spalle della moglie stringendo fra
le mani il cappello.
“In due sul motorino, senza revisione e senza
assicurazione.” Alzò lo sguardo puntando gli occhi dritti su
quelli della donna; non c'era accusa in quello sguardo.
“Che mi dice, signora? Perché siete venuti qui? Non
c'è molto da dire, o da fare.”
La signora si avvicinò di qualche passo e posò la mano
sulla scrivania, si mise seduta sulla sedia che le stava a fianco ed
avvicinò il volto all'uomo.
“Ma come pensa che possiamo pagare 1300 euro di multa
secondo lei? Se non abbiamo fatto l'assicurazione un motivo ci sarà,
non crede? Guardi mio marito...” e si voltò indicandolo con lo
sguardo, “... non lavora, è da due mesi che mi sta fra i piedi
senza fare nulla. Di lavoro, mio caro, non ce n'è. Abbiamo due
figli, ma anche loro faticano a campare; cosa vuole lei, che ci
aiutino a noi? Ma lo sa che mi tocca pure guidarlo a me il motorino?
Quello è un incapace, ma cosa vuole... è più di vent'anni che
siamo sposati”.
Il giudice tolse lo sguardo dal marito e tornò a
guardare la moglie.
“La capisco signora, questi non sono certo tempi
buoni.” Prese dei fogli su cui scrisse qualcosa e poi si alzò in
piedi allungando la mano per salutarla.
“Andate pure, ma mi raccomando cercate di fare la
revisione e l'assicurazione. Per la contravvenzione è tutto a posto,
buona giornata.”
La persona che entrò dopo di loro era un giovane
trentacinquenne, che a dir dalla documentazione che portava con sé,
era passato col rosso a un semaforo.
“Per caso lei ha qualche problema di vista?”
“No, ma ho qualche problema con mia moglie.
Stavo al lavoro quel giorno quando mi chiama e inizia a
insultarmi: “Sei uno stronzo, ci provi con tutte, anche con le mie
amiche, ma come cazzo ho fatto a trovare uno come te...” Strillava,
signor giudice, lei ha presente una donna quando strilla? Non avevo
capito nemmeno di cosa parlasse. Le assicuro, signor giudice, se
vuole lo metta agli atti...” Venne interrotto dall'uomo che gli
stava di fronte, il quale gli chiarì che non si trovavano in un
tribunale e non doveva testimoniare nulla, ma quello continuò.
“Giuro non ho mai tradito mia moglie, e perché
dovrei? È una bellissima donna e sa... è anche molto brava a
letto...”
Il giudice lo interruppe un'altra volta dicendogli che
non avevano importanza le prestazioni sessuali della moglie.
“Ha ragione, mi scusi. Comunque mentre parlavo al
telefono capii di cosa si trattava. Aveva letto una e-mail che avevo
mandato a una amica, nulla di intimo o compromettente gliel'assicuro.
Ma lei ha dato di matto, così sono dovuto correre a casa. Sa, noi
abbiamo una bambina piccola, mi sono preoccupato.”
Il giudice sospirò, fece un sorriso quasi
impercettibile e salutò il ragazzo dicendogli di stare più attento
la prossima volta. Lui non capì se si riferisse alla guida o alle
e-mail, comunque lo salutò felice di non dover pagare nessuna multa.
Il giudice stava sistemando la scrivania, fra poco
sarebbe tornato a casa. Fece accomodare l'ultimo cittadino della
giornata. L'uomo che entrò portava con sé un contenitore di cartone
da bottiglie, che ne conteneva tre.
“ Buon giorno, signor giudice di pace.”
“Buon giorno a lei, desidera?”
L'uomo appoggiò la scatola a terra e disse al giudice
che gli era stata ritirata la patente perché era stato fermato e
aveva il tasso alcolico al di sopra della soglia consentita.
“Ma a lei pare giusto signor giudice di pace? Me ne
stavo tornando a casa con la mia famiglia e mi ferma una pattuglia.
Dopo avermi chiesto la patente e il libretto mi fa scendere dall'auto
per farmi fare la prova del palloncino. Mi vogliono infilare un tubo
in bocca per poi farmici soffiare. Pensi che umiliazione con i miei
figli. Questo è un paese irrispettoso, mi consenta di dirlo signor
giudice di pace.”
Il giudice Guglielmo Furfaro capiva bene quell'uomo.
“Guardi” gli disse “comprendo il suo stato
d'animo, il veicolo le serve assolutamente per lavorare, giusto?” e
guardò l'uomo.
“Giusto! signor giudice di pace.”
“O.K può andare, le riconsegneranno la patente.”
L'uomo fece per uscire ma si arrestò e tornò verso la
scrivania posandoci sopra il contenitore con le bottiglie del vino.
“Queste sono per lei. Alla salute.”
Non passano che pochi mesi prima della sconfitta
definitiva.
Il giudice Furfaro ha appena finito di sistemare le
sue carte quando bussa alla porta una signora. È
una bella donna, alta, bionda, con un tajer grigio: un'addetta del
tribunale, che consegna a Guglielmo una missiva.
“Salve, le devo
consegnare questa” e allungando la mano porge al giudice la busta,
“mi dispiace.”
Alle dieci del mattino del giorno seguente il sole è
pienamente uscito dalle ultime nuvole. Le persone che affollavano
l'entrata del municipio sono ancora tutte lì. Oggi il giudice non è
ancora arrivato, e non arriverà nemmeno nei giorni seguenti.
Mentre i cittadini multati attendono il suo arrivo, lui
è con la moglie a passeggiare in spiaggia. Guglielmo tiene la mano
della moglie fra la sua, ascolta i gabbiani, li osserva. Non le ha
ancora detto nulla.
“Come mai non sei andato al lavoro oggi, caro? È da
ieri che sei strano. È di nuovo per il lavoro?”
Guglielmo sapeva che doveva spezzare quel silenzio. Ma
le parole gli faticavano a uscire.
“Perché mi hanno licenziato.”
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